Le tappe successive della diffusione della bevanda sono segnate da alcune date importanti:
- 1870: l’americano William Copeland fonda il Birrificio Spring Valley a Yamate e Yokohama. Nello stesso anno gli olandesi iniziano a importare birra in Giappone; i primi consumatori sono commercianti stranieri e pescatori.
- 1872: Shozaburo Shibutani è il primo giapponese a produrre e vendere birra a Osaka.
- 1876: a Sapporo, Hokkaido, viene aperto il birrificio Kaitakushi, il primo a gestione governativa.
Nel decennio successivo per la prima volta il quantitativo di birra prodotta nel Paese supera l’ammontare di birra importata; gli anni ’90 dell’800 furono caratterizzati da un periodo di prosperità per la birra in Giappone, tanto che nel 1901 il governo introdusse la Legge sulla Tassa della Birra per prevenire l’eccessiva competizione domestica, promuovere le esportazioni e concentrare il capitale.
Le varietà di birra giapponese sono suddivise in due gruppi, birra e happoshu, a seconda della quantità di malto utilizzata. Le rigorose normative giapponesi in materia di alcolici proibiscono l’uso della parola “birra” per indicare le bevande contenenti meno di 67% di malto, che sono invece appartenenti alla categoria degli happoshu. Le birre importate in Giappone sono etichettate infatti come happoshu se il contenuto di malto è inferiore ad una certa soglia. Dal 2004, le birrerie giapponesi hanno iniziato a produrre una terza tipologia di birra, a base di semi di soia e altri ingredienti, tale da non rientrare nelle due classificazioni. Questa “terza birra” rientra nelle bevande cosiddette Happousei.
A partire dal 1994, le leggi fiscali giapponesi hanno iniziato a concedere le licenze anche alle piccole birrerie che producevano 60.000 litri all’anno, favorendo l’apertura di numerose birrerie di piccole dimensioni. Attualmente ci sono oltre 200 micro birrifici in Giappone, che producono birre ale, stout, pilsener, weizen e altri. Un problema era però quello della crescente popolarità delle happoshu a basso costo, che penalizzava le piccole realtà produttrici a favore dei colossi. Tuttavia, grazie a fattori come la licenza concessa anche a bar e catene di ristoranti e la cooperazione tra micro birrerie, l’industria è riuscita a sopravvivere. Sono molto popolari anche i festival annuali, come il Festival Ale di Tokyo e la Grande Festa della Birra a Tokyo, Osaka e Yokohama.