L’origine di questa forma di lotta è molto antica, ma solo dall’inizio del 1600 (periodo Edo) è diventato uno sport professionistico.
Le regole sono molto semplici: la vittoria spetta al lottatore che atterra o riesce a spingere all’esterno del dohyo l’avversario. Gli incontri possono durare da pochi secondi fino a parecchi minuti. Esistono una settantina di tecniche da poter utilizzare, alcune riguardano il sollevamento o la spinta fuori dal dohyo, altre varie prese e sgambetti. Sono permessi schiaffi con la mano aperta ma solo sulla parte superiore del corpo, non si possono dare pugni, calci e tirare i capelli.
I lottatori sono detti rikishi, e sulla loro bravura si basano le categorie; la più importante è la Yokozuna, a cui appartiene un solo lottatore, il migliore.
Da questa categoria non si può retrocedere: quando il lottatore ritiene di non essere più in grado di competere e vincere, spontaneamente si ritira, cedendo il posto ad altri aspiranti.
Annualmente si svolgono 6 tornei dalla durata di 15 giorni ciascuno. Ogni lottatore ha in programma un incontro giornaliero. Il torneo è vinto dal rikishi che si è aggiudicato il maggior numero di incontri. Con 8 incontri vinti il lottatore sale di categoria, con 8 persi retrocede alla categoria più bassa. Al termine di ogni torneo si stila la classifica, detta banzuke.

Prima e dopo il combattimento vengono svolti vari rituali che hanno un profondo legame con le antiche tradizioni:
- Il Makuuchi dohyohiri – Presentazione al pubblico di tutti i lottatori.
I rikishi salgono sul dohyo per le pubbliche presentazioni. Il rituale prevede un cerimoniale eseguito con movimenti molto particolari delle braccia e gesti scaramantici. I rikishi indossano un grembiule (kenshomawashi) con colori e simboli che li rappresentano. - Lo Yokozuna dohyohiri – Apertura combattimenti
Il primo passaggio è l’entrata dei lottatori, che si posizionano sul dohyo.
L’apertura dei combattimenti ha ufficialmente inizio solo dopo l’ingresso dello Yokozuna e lo svolgimento del rituale propiziatorio. - Il lancio del sale – Prima dell’incontro
I rikishi compiono un gesto scaramantico a protezione da infortuni, ferite e cadute.
Da ciotole apposite viene raccolta una manciata di sale, poi gettata sul dohyo. - Lo Shiko
Movimento eseguito dai lottatori: la gamba viene alzata e portata quasi in posizione verticale e poi si compie un movimento opposto portandola verso il basso, sbattendo a terra il piede, così da produrre un forte rumore. È un movimento preparatorio, ma viene utilizzato soprattutto come rito scaramantico per scacciare gli spiriti cattivi dal dohyo. - Danza con l’arco – Fine del torneo
La danza con l’arco svolta da un giovane rikishi, alla fine del torneo, è un rituale che ha più valenze, simboleggia la forza e la vittoria (un arco era il dono ricevuto dal vincitore) ma anche felicità e prosperità.

Se siete in Giappone non potete non assistere a un incontro di sumo! I tornei, in particolare, si svolgono a Tokyo nei mesi di gennaio, maggio e settembre, a Osaka nel mese di marzo, a Nagoya a luglio e a Fukuoka nel mese di novembre.
Nel quartiere di Ryogoku, a est di Akihabara, si trova il Kokugikan, la palestra di sumo più famosa di tutto il Giappone. Ci sono palestre anche in altre città, ma sia per il fascino che per la comodità, è preferibile venire qui per assistere a un incontro. Per completare l’esperienza vi consigliamo di mangiare un Chanko Nabe, ciò che mangiano i lottatori di sumo, in uno dei tanti ristoranti specializzati del quartiere, come Tomegata, o ancora meglio Kapou Yoshiba, dove è possibile cenare e allo stesso tempo assistere a piccolo incontro di sumo dal vivo.